Ci ho pensato intensamente per un po’.
E ho capito, che da quando ho avuto la mia bambina, io ho sempre fame.
Anzi, da prima. Fin da quando l’aspettavo.
La più distinguibile e riconoscibile, in primis, è stata certamente la fame di cibo: una fame implacabile, atavica, ingenerosa, che mi accompagnava sempre, notte e giorno, fin da quando la nostra creatura era grande come una lenticchia, sia da più cresciutella, quando me la portavo nel pancione vantando la stazza, l’agilità e il profilo di un tendone del circo Orfei.
Poi i nostri sguardi si sono incontrati, e il tempo si è fermato: pelle a pelle, cuore a cuore.
E io ho conosciuto una fame nuova.
Fame di tempo, di amore, di ricordi, di vita.
Fame di sguardi, di carezze, di strette e abbracci.
Fame di sostegno, di famiglia, di dedizione.
Fame di sogni usciti impetuosamente dal cassetto, fame di notti vissute nel dormiveglia, con gli occhi stanchi ma una volontà ferrea, a placare la grande fame altrui.
Fame di capelli fini, piedini morbidi e guance rosa.
Fame di occhi brillanti ed espressioni stupefatte.
Fame di braccia tese e di totale abbandono.
Fame di consolazione, di conquiste e di cura.
Fame di bisogni da accontentare al di là d’ogni altrui giudizio, al di là di ogni fatica, resistenza, paura, difficoltà.
Fame di baci da donare, fame di parole rassicuranti da sussurrare.
Fame di nuove consapevolezze e posizioni da mantenere saldamente,
fame di noi sopra ogni cosa.
Fame di portarti stretta, in braccio, a spalle, in cima al mondo e di prenderti per mano finchè ne avrai bisogno.
Fame di farti volare e tenerti sicura a terra.
Fame di cose da raccontare, storie da scrivere e interpretare, parole buffe da ripetere con te.
Fame di giochi all’aperto, fame di ricordi che riaffiorano nella mente.
Fame di valori profondi e attimi da imprimere gelosamente nel cuore.
Fame di noi che cresciamo con te, fame di me che muto costantemente per te.
Una fame irriducibile, di buoni sentimenti.
E poi la solita fame di cioccolata, lo ammetto.
