Filastrocche e fantasticherie di Parodia

FILASTROCCA DEGLI ANIMALI

Sarà la glicemia a picchi, tutti i libretti che ha ricevuto mia figlia per Natale, oppure solo le canzoncine su YouTube che viaggiano dalla mattina alla sera, ma mi sono messa a scrivere una filastrocca. Un papiello. Una filastrocca storia, dai.
Ebbene sì.
“Ormai le ho tutte a mente,
Ogni strofa e ogni testo
Di quelle canzoncine che degli animali svelano il verso.
Una cosa volevo dire,
Sempre dei soliti suoni le strofe fanno sentire
E gli altri animali?
Vogliamo sì o no raccontare quali altri versi le altre creature possono fare?
Nella savana un grosso gattone
da tutti chiamato leone,
spalanca le fauci
e tutti fa rabbrividire
appena con impegno si mette a ruggire;
Richiamata da quel verso potente
arriva una tigre assai irriverente
la quale senza pensare risponde al leone in modo assai particolare
Fra sabbia, polvere e sterpaglie
ed un elefante che a vederla arrossisce,
ecco che quella pomposa bruisce.
Il pachiderma, che un po’ di credibilità vuole recuperare
con solennità annuisce
e con tutte le sue forze barrisce.
Un piccolo pipistrello, fra i rami d’un alberello, se ne stava a riposare
quando tutto quel rumore lo fa trasalire.
“Cos’è sto trambusto? ” chiede un po’ brusco.
A nessuna risposta il piccolo topo s’innervosisce
e tutto arrabbiato d’un tratto stridisce.
Quello spettacolo, buffo e ridicolo, una piccola iena aveva assistito
e senza alcun rispetto
quella non risparmiava nemmeno un sorrisetto,
e fra tutte quelle gride
quella ride, ride, ride.
Una ranocchia stava a gurdare,
senza mai smettere di gracidare.
In una nuvola di polvere, correndo a perdifiato, un piccolo coniglio è arrivato.
“che si dice ranocchia?”
“qui fan la gara a chi a più gran voce gracchia!”
“quindi anche io devo partecipare?”
E senza attendere risposta si mette a zigare.
“cos’è sta confusione?” un furetto borbotta e tra coniglio e ranocchia ecco che tutt’a un tratto potpotta.
Un po’ da lì distante, sulle innevate Ande, s’incontrano sulla montagna il dorso, un cervo ed un grande orso.
“Noi siamo diversi, ma per una cosa sembriamo gli stessi.. Non sai di che parlo? Ma dei nostri versi!” sorridendosi l’un l’altro mentre il sole svanisce, ecco che uno e poi l’altro bramisce.
Giù a valle sta una fattoria, di tanti animali la casa e la via.
Qui un tacchino si può trovare, col collo rosso e le piume nere, che senza fatica tutte le sere
per l’aia corre con gran voglia
e ad ogni passo senti che gorgoglia.
Si dice poi ci sia una pazza, perché appena passa qualcuno quella starnazza, di chi parliamo prova ad indovinare, massì, certo dell’oca stiamo a blamblanare.
Nella fattoria dobbiamo dire,
Che anche l’anatra ci vive,
Ella fa un verso assai strano,
Infatti
come una matta crocchia,
Appena qualcosa adocchia
Nella tenuta, ci sta un’altra ragazza,
E
Parliamo della gallina che ogni ora schiamazza.
Ma non esitiamo ad elencare,
Gli altri animali quali versi possono fare:
Il cinghiale sa grugnire,
Il bufalo muggire,
La colomba tubare e il topo squittire.
Fossi matto, non voglio trascurare come fa il gatto,
questo è bravo a miagolare, mentre la capra sa belare.
Sembrano quasi uguali ma le differenze sono reali, ecco l’asino e il cavallo che condividono la stalla, uno nitrisce e l’altro raglia, mentre si dividono acqua e la paglia.
Da sola nel bosco invece vive, con i suoi simili sottolinea chi scrive, una volpe dorata, un po’ rossa e con la voce un po’ roca. Come fa questo animaletto, tanto simile ad un cagnetto?
Guaisce, che domande!
Questa filastrocca
Senza ritornello
È per chi non si domanda solo del coccodrillo,
Ma d’ogni a altro animale
Per sapere
come fa a parlare.
Storie di Parodia Quotidiana