Lo Jacopo piange.
È in quella fase in cui strattona, agguanta, percuote e fa ondeggiare gli oggetti con le movenze e i suoni gutturali tipici dello scimpanzé.
-Che c’è piccolo? – chiede Lea facendo la vocina.
Lui fa gli occhi a palla e singhiozza disperato, per tutta risposta. Stava ciucciando qualcosa che gli è caduto a terra.
– No, non piangere.- dice lei dolcemente – Aspetta, cosa posso fare? Ecco, ho capito, mi sciolgo i capelli, così li puoi tirare. Ti piace tanto tirare i capelli. –
Un fratello ti fa sciogliere, letteralmente, quando piange.
Accompagno la Lea al centro estivo, lo Jacopo addormentato nel marsupio, i piedini abbandonati ai miei fianchi.
È una bellissima giornata, il cielo è terso, ma è presto, quindi fa ancora freschetto: lei ha un maglioncino leggero e lui le calzette.
Saluto la Lea, mi chino e le do un bacio, poi vado a fare un po’ di spesa.
Mi accorgo solo in quel momento che il bambino non ha più le calze.
“Come ha fatto a toglierle? Ha sempre dormito.” penso cercandole, senza risultato.
Nel pomeriggio, chiedo a Lea se fosse al corrente di come i calzini potessero essere misteriosamente spariti dai piedi di suo fratello.
Lei annuisce, solennemente, senza rispondere.
– Sai dove sono? –
Annuisce ancora:- Presi io.- dichiara poi, alzando le sopracciglia.
-ah.-
-li ho tolti io mamma. -ripete-Così ero sicura. Ero sicura che non aveva caldo, durante tutto il giorno.- e detto questo, dà di gomito a suo fratello, strizzandogli l’occhio.
Un fratello ti insegna che mai permetterai a tua mamma di perpetrare le solite scelte azzardate scellerate e del tutto inadeguate di vestiario rispetto al clima.
Un fratello lo vuoi al fresco se fa caldo e viceversa.
A un fratello togli le calze e appena lo rivedi, a fine giornata, gli metti addosso il più grande degli abbracci.