<Che hai fatto oggi Mereo?>
<Aspettato Renetta…>
<Cosa hai aspettato Mereo?> chiede Renetta, dal parapetto del balcone, posto a quello di Mereo, proprio dirimpetto.
<Il momento in cui ti saresti affacciata, Renetta mia adorata.>
<Mereo questa quarantena pare infinita…da quanto non sfioro la tua pelle, con le mie dita?>
<Renetta anche io soffro per questo distacco forzato… ho atteso tanto questo momento non solo per vederti, ma anche per dirti cosa ho pensato.>
<T’ascolto, Mereo adorato.>
<L’arrivo di questa epidemia, ci ha costretti a casa, ad incontrarci da lontano, impedendoci anche solo di prenderci la mano.>
<Ti dimenticherai di me, Mereo, a causa della lontananza…> si lascia scappare Renetta, mal celando la tristezza.
<Al contrario Renetta, ogni ora in tua assenza è stato come averti nella mia stanza! Fammi finire, te ne prego…
Più ti sto lontano, più m’accorgo, di quanto, quando stavo con te, ero sciocco.>
<Che intendi Mereo?> esclama allarmata, la fanciulla stupita.
<Sciocco è un’ovvietà, perché ho usato male quel tempo che avevamo in tutta libertà…
Non ho dato abbastanza importanza ad ogni particolare, ma il silenzio di questi giorni m’ha aiutato a pensare.
Ho udito il suono che faceva quand’eravamo insieme il mio cuore, rivisto il riflesso che fa, nei tuoi occhi, il sole.
M’è mancata la tua risata argentina la mattina, ogni singolo dettaglio, dal grande, al più insignificante.
Cara Renetta, questa lontananza m’ha insegnato che avrò fame ogni istante, quando t’avrò rincontrato.
E non solo quella volta, ma ogni volta, sarà come la prima,
Perché sei la frase che tutto dice, perfettamente in rima;
sarai il mio tutto vissuto fino in fondo,
non trascurerò mai più nulla, niente, davvero, nemmeno l’ultimo tuo riccio biondo.>