<C’è stato un periodo in cui era vietato abbracciarsi, stringersi la mano, parlarsi, addirittura incontrarsi!>
<Ma che dici papà Norberto, vaneggi?>
<Tu sei giovane Ondina, nemmeno te ne ricordi.>
<Ma perché simili restrizioni?>
<Per un malanno, che così si passava, fra gli umani. “State in casa”, raccomandavano. “Evitate gli abbracci, i baci, le strette di mano. Muovetevi poco e state ad aspettare, di modo che il virus si possa placare”.>
<E voi che avete fatto?>
<Eravamo preoccupati, basiti, increduli, confusi! Le strade deserte, nessun sorriso, solo lunghi musi!>
<Che impressione, papà Norberto!> dice Ondina, rabbrividendo.
<Era un mondo spaventato, che voleva e non poteva, guarda un po’, essere solo abbracciato. Ma ti dico cosa è accaduto poi, Ondina mia adorata…>
<Cosa papà?> chiede la ragazza, visibilmente impressionata.
<Le persone hanno imparato con lo sguardo ad abbracciarsi, quasi tutti a non far polemica, ma su altro a concentrarsi. I bambini si sono goduti i loro cari e non sai quante cose, per passare il tempo, quelli, insieme, si son dovuti inventare…ah, in famiglia, comunque, gli abbracci non sono mai venuti a mancare!> ricorda Norberto, lo sguardo perso.
<Papà… poi come è finita?>
Papà guarda Ondina, gli occhi grandi, di quando era piccina: <Te l’ho detto al tempo che eri solo una bambina, ogni mattina e poi tutte le sere: andrà tutto bene. E lo ripeto con grande orgoglio anche oggi mia amata Ondina: tutto s’è sistemato e al suo posto è tornato.> risponde Norberto, un rassicurante sorriso aperto.
<Papà?>
<Sì mia dolce Ondina?>
<M’abbracci? Da oggi voglio abbracci, come mai prima.>