Storie di parodia quotidiana

Le mie braccia sono il tuo tetto, il mio petto il tuo letto.

Io faccio tutto con mia figlia in braccio:le pulizie, il ragù, la polvere.

E poi:ballo, stendo, sbatto i tappeti.

Cioè, non è che io faccia le cose proprio benissimo, ma comunque non le faccio tanto bene nemmeno quando non ho niente in braccio, diciamo, dato che sono abbastanza goffa e piuttosto disorganizzata in generale.

Comunque.

Io adoro quando la mia bambina non vuole altro che star con me, appiccicate, strette e avvinghiate, e, parimenti, sono contenta quando mi chiede poi di lasciarla a terra, da sola, in indipendenza, perché vuole essere lasciata in pace, a fare le sue cosette.

Mi piace perché arriverà troppo presto un giorno in cui non mi chiederà più di essere presa in braccio, e quindi io non voglio perdere alcuna occasione di esaudire i suoi bisogni.

Mi piace perché accontentare le sue necessità di contatto l’ha resa sempre più indipendente: esplora il mondo, scopre e rincorre, salta e s’arrampica.. Ma poi cerca e trova sempre il suo rifugio: perché ogni esploratore sa, che per affrontare ogni cammino, bisogna dedicare sempre un po’ di tempo a rifocillarsi e riposarsi.

Le mie braccia sono il tuo tetto, il mio petto il tuo letto.

Mamma e papà servono a questo: a essere una casa dove rifugiarsi, riposarsi ogni volta che se ne sente la necessità. Un luogo dove raccogliere le forze e dove conoscere e trovare il coraggio di affrontare, un giorno, il mondo.