Storie di parodia quotidiana

Un figlio è la cosa più singolare che potesse accaderti

Un figlio è la cosa più singolare che potesse accaderti.

Tu, MADRE, prima di scinderti in una o più unità, avevi delle consapevolezze, delle convinzioni, dei capisaldi; avevi dei rituali di rilassamento E magari, anche delle abitudini igienico-sanitarie che oggi ti sono effettivamente strane ed estranee.

Ieri, avevi tempo e non te ne accorgevi.

Prima di disgiungerti in dolcissime porzioni urlanti, tu facevi DELLE COSE, che oggi non sei nemmeno in grado di mettere bene a fuoco col cervello, perché il tuo ippocampo è fuori uso da mesi, dato che la tua progenie, da quando ha cominciato a padroneggiare l’uso degli arti superiori, si diletta a battere come un fabbro qualunque cosa sia in grado di produrre un rumore assordante e penetrante.

Esattamente andando a localizzarsi in un tempo remoto antecedente la tua trasformazione in tutore, tu avevi delle opinioni e dei punti di vista, magari anche sull’educazione; giudizi e congetture sulla genitorialità, argomento che peraltro gestivi con la stessa profondità e interesse con la quale t’approcciavi alla caccia&pesca o alla raccolta e semina delle vongole di mare.

Oggi, INVECE, tu vivi un periodo che vorrei definire SINGOLARE ed ogni tua precedente convinzione è andata a Mordor a gettare l’anello, quindi “hasta luego, bon voyage, gira la ruota”!

Perché dico singolare?

Questo tempo, E’ SINGOLARE perché è particolare, ma anche perché è proprio SINGOLO, prezioso e fondamentale, in una parola, UNICO.

È particolare perché tutto è cambiato: ti svegli e non sei più solo tu, con la tua faccia da arrangiare e i capelli da domare. Sei una mamma, adesso, quindi la tua, di faccia, passa in secondo piano. Ora hai un piccolo essere urlante da acconciare con buffi codini o deliziosi ciuffetti e con cui combattere come nel restyling al fine di equipaggiarlo per la giornata dotandolo di un qualche capo di vestiario, estratto a caso da quei mucchi informi e desolanti che ami chiamare “ROBA DA RITIRARE”.

Ora non sei mai sola, MAI, e quando lo rimani, sei guardinga e sospettosa come un gatto, perché adesso sai che il SILENZIO non è mai un buon segno: è un attimo che tua/o figlia/o sta brandendo energicamente lo scopettone del water agitandolo in aria, come fosse un baldanzoso e temerario Charles de Batz de Castelmore d’Artagnan.

Questo momento, poi,è particolare perché è UNICO.

Una volta, ho letto una frase: la maternità è fatta di giorni lunghissimi, in anni brevissimi.

E’ vero: i giorni sembrano eterni, fatti di 58 ore, in cui giri come una trottola senza aver effettivamente ben chiaro cosa tu realmente stia compiendo o chi tu sia, ed alla sera crolli svenuta in una striscia risicata di letto, dove presumibilmente vegeterai per qualche ora con un piedino paffuto premuto in mezzo agli occhi.

Ma poi il tempo passa velocissimo. Questo meraviglioso, impagabile, UNICO tempo…

Prima di diventare mamma eri sicura, convinta, che il ruolo del genitore fosse insegnare le cose al proprio figlio, che poverino, non sapeva ancora nulla. Tabula rasa, nichts, nada!
Nel tuo immaginario i genitori erano entità capaci di gestire e organizzare le cose, o almeno quello era ciò che dovevano essere obbligatoriamente in grado di fare.

Ora invece, stai mano a mano comprendendo LA REALTÀ.

Sei tu che stai imparando, perché è tuo figlio, quello che insegna.

Lui ti mostra cosa conta nella vita. Ti costringe ad accorgerti di quanto il tempo sia prezioso, di quanto le proprie convinzioni e i propri punti di vista vadano modulati e misurati sulla nuova realtà.

Ti fa vedere come nascono le parole, da dove vengono le idee e le intuizioni.
Ti spiega da dove escono i colori, dove vanno a finire i sogni e dove iniziano le fantasie, inseguendo il volo di una mosca arrivata chissà dove e atterrata proprio sulla punta del suo naso.

Ti mostra cos’è davvero l’amore, fatto di totale abbandono e fiducia nell’altro: un figlio ti insegna ad esserci, davvero.

Un figlio ti illustra la vita, pura e semplice, senza saper ancora nulla.

Ti costringe a non fossilizzarti sui tuoi problemi, perché c’è la pappa da preparare, un pianto da consolare, l’acqua caduta a terra da asciugare.

Un figlio è la cosa più singolare che potesse accaderti: la fine delle tue certezze, delle tue convinzioni e della tua indipendenza e l’inizio della consapevolezza che i piccoli, “senza saper niente” sono i nostri veri maestri e che noi, senza tempo, abbiamo guadagnato vita.