Ognuno ha ciò che si merita: io PER ESEMPIO, che sono una disordinata patologica, fautrice e disseminatrice di caos,ho ricevuto in dotazione NON SOLO un marito allievo orgoglioso di Mastro Lindo, ma anche una figlia di un anno e mezzo con l’innata passione per le cose ben fatte, pulite e al loro posto.
Ed è così che quella viaggia per casa col ditino puntato, verso le piastrelle, il tappeto e i suoi stessi vestiti, a caccia di un batuffolo di polvere o rimasugli di biscotti.
“Mamma! Spocco!” prorompe con voce squillante ogni tre per due, facendomi trasalire.

Il solo nella mia condizione è il cane, il quale viene supervisionato con un certo scetticismo soprattutto mentre si abbevera alla ciotola: “bau! Quaqua! MA-MA-MA! ” esclama la mia piccola Marie Kondo, indicando basita e contrariata ora il Marvel, ora le gocce d’acqua cadute sulle piastrelle.
Quello di tutta risposta, la guarda e sbuffa.
“Ma sì, amore, non importa!” intervengo io con gli occhi al cielo, sventolano una mano in circolo, davanti alla faccia.
“Mamma! Ma-ma-ma!” fa lei girandosi di scatto verso di me, con sguardo di rimprovero, indignata da tanto permissivismo e noncuranza.
“Non mi sembra tu faccia così la sofistica quando colorando ti pitturi la faccia, o a cena mentre tenti di infilarti la pasta nelle orecchie, oppure alla sera quando ritiriamo i giochi che hai sparso col metodo di un cannone sparaneve”.
Le manca proprio solo il cilindro, un monocolo e un bel paio di baffoni, e sarebbe tale e quale a un signorotto alto-borghese del 1800, sdegnato e crucciato per questa o quella cosa.
La nostra amata rampolla, se ne sta al parco, poi, con le mani costantemente immerse nella sabbia, per poi lamentarsi sentitamente per la French Manicure color Bruno Van Dyck, indicando al contempo contrariata le ginocchia dei pantaloni tinteggiati in pendant.
“Mamma, mano!” esclama drammaticamente con occhi supplichevoli,porgendomi teatralmente le piccole estremità imbrattate perché le passi prontamente con una salvietta, così che le possa immediatamente intingere nuovamente fra i sassi.
Quando sale sulla mia macchina, anche detta “pattume mobile” o “discarica a cielo aperto”, é tutta un riconoscere, sottolineare e classificare la natura dell’immondizia sparsa sui tappetini (Maaaammmmaaa! Cracker! Mamma… CACCA!) così che mi sia chiaro, palese e bruciante, quanto io sia vergognosa e biasimevole nella gestione delle cose, mobili ed immobili, senza distinzione alcuna.
Fra lei e Claudio tutti a spronarmi ad essere più ordinata.
Non è nella mia natura, come devo dirvelo?
Per quanto arranchi non ci riesco.
Sono come Edward Mani di Forbice, che nonostante fosse motivato e in buona fede, dove toccava faceva danni.
“Ah! Se fossi più ordinata!”..
“Ah se..SE..SE! Che vi devo dire? Se, se se..Se fossi una bici, avrei i pedali!”