In questa casa vive un bambino.
In questa casa, tutto è per aria, nulla è in ordine.
E, badate bene, se una cosa viene messa in ordine, poi la mamma non la trova più.
Tutto deve stare così: è uno scompiglio strategico.
In questa casa vive un bambino.
Ci sono tanti giochi con la quale non si gioca praticamente mai, e tanti oggetti di uso comune, con la quale si gioca sempre.
In questa casa vive un bambino.
Durante la settimana si ha un sacco di voglia di dormire fino a tardi, mentre il sabato è la domenica, ci si sveglia all’alba.
La sera si va a letto alle nove e poi magari alle due ci si risveglia per un po’.
In questa casa vive un bambino.
Il cibo si chiama anche pappa, ma la pizza, quella solo “PIZZA”, si può chiamare.
In questa casa vive un bambino.
Il corridoio è una pista di decollo e di atterraggio, il salotto un parco divertimenti, il divano un palco, il tavolo è un’altra casa nella casa, le finestre sono scorci e sguardi su mondi bellissimi, attimi rubati ai gatti sui tetti e sui balconi, baci mandati agli uccellini in volo e applausi a quelli sulle piante, lucide basi trasparenti, per mani appiccicose di yogurt, marmellata o cioccolata.
In questa casa vive un bambino.
In questa casa, le canzoni, i capricci, i girotondi, i pennarelli, le calze spaiate, i capitomboli, le impronte di piedini nudi, gli sguardi furbi, i sorrisi e le parole dette quasi giuste, sono una cosa molto seria.
In questa casa vive un bambino.
Urla e risate, corse e rincorse, anche le mura ne sono pregne.
In questa casa vive un bambino.
Qui si aspetta la mattina per fare colazione e si aspetta la sera, per ritrovarsi tutti insieme.
In questa casa vive un bambino.
La notte è come il giorno, un po’ si dorme un po’ si veglia.
Per il resto si abbraccia, si accarezza, si strofinano fra loro nasi e guance, mani e fronti, sogni, paure, grandi speranze e piccoli piedi.
In questa casa vive un bambino.