Ho sempre adorato sporcarmi le mani, colorare, decorare e fabbricare piccoli manufatti di dubbia natura ma certa bruttezza: il mio senso artistico è fine e ambizioso a livello di progettazione, ma le mani non rispondono assolutamente ai comandi impartiti (stessa cosa avviene quando mi pettino, oppure mi trucco).
Il Claudio, cui piace l’ordine, risponde con una certa inquietudine e malcelata apprensione, quando mi vede appropinquarmi cerimoniosamente alla cassetta di latta vintage, dove serbo orgogliosamente la mia amata cancelleria, i brillantini, gli adesivi, le matite, la colla e la forbice con la punta arrotondata, come insegna l’esimo professore delle arti e dei mestieri Giovanni Muciaccia.
Ecco, dato che mia figlia ha compiuto due anni, è finalmente arrivata l’ora di condividere questa passione con lei. Inoltre, oltre allo spasso, la necessità è formativa, con il carattere dell’impellenza: devo illustrarle con precisione cosa sia il Natale, perché fino ad ora era stata un pò piccina, per affrontare il tema.
So che è presto, ma per l’amor del cielo, c’è un sacco da dire!
Quindi, abbiamo costruito la cassetta di Babbo Natale, per inserirci la letterina.
E’ stato un tripudio di colla vinilica,pennelli, concentrazione e alacri manine impegnate ad attaccare e sondare carte regalo, esaminando attentamente renne, trenini, palline e un signore sorridente e barbuto a bordo della sua slitta.
Dopo la parte pratica, era doverosa un’introduzione teorica.
<Allora amore, questo è Babbo Natale>dico guardando con lei un libretto sul tema, che abbiamo acquistato per l’occasione.
<Babbo…. naaale?>
<Già.> confermo solennemente.
<Lui, scende dal camino, vedi? Da là.> affermo, indicando il caminetto, dove scoppietta un bel fuocherello.
<Spento, mi auguro> interviene il Claudio, ironicamente.
<Lui è MAGICO> dico fulminandolo con lo sguardo <Sa come fare>.
<Vedi, Babbo Natale ha una barba bianca, lunga> continuo io.
<Barbara?> chiede mia figlia inclinando il capo.
<Sì…Barba.>
<Barbara>.
<Sì. Comunque. Vive con le renne e gli elfi. E fabbricano i regali da consegnare ai bambini.>
<Ciccio Bello?> chiede lei.
<Ciccio Bello?> ripeto io sorpresa dal riferimento retró di mia figlia.
Come al solito stiamo andando fuori tema.
<Duè micio?> chiede poi, cercando il gatto arancione nel libretto, che sa essere a zonzo su un tetto, da qualche parte.
<Comunque> dico <sono d’accordo con te amore: il Natale non va spiegato, anche perché detto così non rende per nulla. Quello va vissuto, perché si sente nel cuore, nella pelle, nelle corse dei bambini giù per le scale la mattina di Natale, nel luccichio delle carte dorate ed argentate…Nel..>
<micio con la Babbara.>conclude mia figlia, sorridendo.