Storie di parodia quotidiana

Leggio io e leggi tu

Seduta sul letto, prima di dormire, mia figlia si circonda di libretti.

“Leggio io” mette in chiaro, afferrandone uno.

Come ogni sera, innanzitutto, mi chiede: “cos’è?” appoggiando l’indice sul disegno dell’ Africa, nel volumetto dove Lupo va a spasso per il mondo.

“E’ L’Africa amore.”

“Checco?”

“Sì giusto” dico annuendo. Una volta, le abbiamo detto che il nostro amico Francesco è andato proprio in quel continente e lei non se l’è più scordato.

Poi, Lupo va dalla regina Elisabetta, a prendere il tè, ma all’inizio le guardie svizzere non lo fanno entrare, quindi lei mette su il suo broncio più adorabile e prende a far oscillare un ditino, davanti al viso: “no, no, lupo! Non si può!”. Papà, comunque, le ha assicurato più di una volta che poi Lupo comunque ci va, a bere questo benedetto Tè, con l’anziana reggente.

A questo punto, prende  <i tre pocellini, mamma!>, fa finta di soffiare e poi fa il rumore del sederino del lupo che si scotta, quando quello si cala dal camino e finisce nel pentolone dell’acqua calda che i tre fratelli avevano furbescamente preparato per impedirgli di entrare in casa.

Dal Libro di Natale ha imparato che l’esimio “ Sig. Botale” non va proprio da nessuna parte, senza le sue renne.

In Nonni cù c’è disegnata una bambina, che senza alcun dubbio è: < La Lea, mamma! La Lea questa!>

e poi c’è nonno Paciugo che fa sbellicare dalle risate perché si sporca tutto di sugo.

Nel libro del Lupo che festeggia il compleanno c’è una fetta di torta che sembra proprio  un’anguria e in quello della Tigre che arriva mentre Sophie beve il tè con la mamma, un grosso felino peloso e a strisce, che se ne sta appollaiato su una sedia in cucina, davvero troppo piccola per lui.

A un certo punto, mia figlia si blocca e dopo aver passato in rassegna quasi tutti i libretti dice: < leggi tu, mamma?>

Quindi, leggo io.

Lei mi guarda intensamente e mentre interpreto gli stessi testi ogni sera, nei suoi occhi rivedo me da bambina, quando ascoltavo mamma che leggeva per me.

Giorno dopo giorno, quella completa le rime d sé, ripete le storie, chiede notizie dei personaggi dei suoi affezionati racconti e ogni tanto scoppia a ridere ripensando a qualche buffa impresa di qualche singolare personaggio citato nelle narrazioni.

Leggere per qualcuno è prendersi cura, costruire solidi ricordi che sanno di magia, significa afferrarsi la mano ed esplorare posti lontani, incontrare da vicinissimo animali selvaggi che saranno, ogni giorno di più,  sempre più familiari.

“Leggio io”, per me, significa che ti stiamo insegnando a prenderti cura di te e degli altri.

Leggendo per te ogni sera, ti spiego, con lo sguardo e la voce che cambia tonalità, quanto ti amo e tu, scrutando i miei, rispondi con occhi eloquenti quanto vuoi bene a me, quanto ne vuoi al tuo papà, esattamente come accadeva a me, da piccola, nella medesima situazione.

Leggio io e Leggi tu, è una promessa: tu mi porterai vicinissima a te, alle tue espressioni meravigliate, alle filastrocche ogni giorno sempre più azzeccate e ai tuoi grandi occhi sgranati per l’emozione.

Noi, ti porteremo lontano stando accoccolati nel letto, ti condurremo vicino a personaggi fantastici e poi in mondi inesplorati, e poi proprio la, dove luccicano le stelle con le punte arrotondate e la luna ha due grandi occhi curiosi.

Leggio io e leggi tu, è come una coperta sulle spalle, come un paio d’ali d’aquila, come un binocolo ad alta definizione sul mondo, come dirsi centomila volte e mille ancora ti voglio bene, da qui a quando sarai grande.