Storie di parodia quotidiana

Ti stupirò con difetti speciali.

L’avete mai visto il film “Il discorso del re”?

Due magistrali Colin Firth e Geoffrey Rush interpretano rispettivamente re Giorgio VI e il suo logopedista Lionel Logue.
Il film, è ispirato ad una storia vera, la quale racconta del problema di balbuzie del re d’Inghilterra e del commuovente, e a volte incredibilmente spassoso, percorso per affrontare questa importante difficoltà, che lo rendeva incapace di affrontare le comunicazioni pubbliche che la sua posizione rendeva parimenti necessarie e frequenti.

Vi parlo di questo film per introdurvi alla mia prossima storia, che parla di difetti e della loro gestione.

Chi meglio di me può dare consigli e parlare di questo argomento, dall’alto della mia smisurata agitazione e incontenibile drammaticità?

La verità è che più che consigli voglio proprio solo parlare dell’argomento per condividerlo.

Partiamo dal presupposto che siamo umani e per ciò pieni di difetti per antonomasia.

Ma per quanti difetti o debolezze possediamo, siamo ricchi di strumenti e risorse per limitarli, moderarli e soprattutto accettarli.

Il mio personalissimo difetto che mi turba di più, per esempio, è la mia attitudine a ricoprirmi di macchie e cambiare vari colori che vanno dal bordeaux al viola intenso, spesso senza motivi ben precisati. E’ abbastanza frequente quindi, che chi assista alla mia metamorfosi cromatica, tipo camaleonte che ha assunto un acido, mi chieda stupefatto cosa mi stia accadendo. Naturalmente il relativo quesito può solamente peggiorare la situazione, che non ha grandi spiegazioni, se non semplicemente “sono fatta così”.

Non pensate sia semplice fare outing..cioè come minimo, domani troverò qualcuno che mi dirà: “Ho letto la tua storia!..mah..mah..che hai sul collo, che sono quelle macchie?” con voce allarmata ed espressione stupita, ed io lì, a boccheggiare neanche fossi davanti alla Sacra Inquisizione o sotto interrogatorio con un fascio di luce accecante sparato negli occhi.

Però io ho deciso di affrontare ciò che mi disturba, partendo dal presupposto che nascondere eccessivamente le nostre debolezze è uno sforzo a volte davvero inutile.

Soprattutto con alcune persone.

Anzi, ho tentato di apprezzare i lati positivi della questione.

Ho ragionato sul fatto che la mia difficoltà è un’arma, uno strumento infallibile che mi permette di riconoscere le persone sensibili, quelle dotate di tatto e gentilezza, le quali evitano di sottolineare ovvietà imbarazzanti. 
Con quelle il problema non si pone per nulla.

Ho pensato che Vasco ha addirittura scritto una canzone, Alba Chiara, su una certa ragazza che “diventa rossa se qualcuno la guarda”…

Nel cartone “Biancaneve e i sette nani” , del 1937, si sono dovuti scervellare per riuscire a fare le guance rosse alla bella protagonista animata, e dato che ogni altro escamotage la faceva sembrare un cloun più che una principessa, sono arrivati proprio a truccare i fotogrammi, applicando direttamente il fard sulla pellicola. Ecco, io quel cosmetico imbellettante ce l’ho di serie, alla faccia di Biancaneve.

Ho deciso di affrontare con ironia il mio limite, non senza difficoltà, ma cercando di ridimensionarlo.

Non sono capace di stare al centro dell’attenzione, questo è il mio carattere, ma dato che non ho in programma di ritirare un Oscar a breve, cercherò di farmene una ragione.

Ecco.

Io faccio come nel “discorso del re”: cerco di accettare, convivere, ridere e magari superare le mie debolezze, appoggiandomi alle persone fidate, sensibili, amate, divertenti e capaci di sdrammatizzare.

Allora, nessuno è privo di difetti, ciò è ufficiale.

Ognuno ha il suo, che per gli altri è niente, mentre per noi può essere quasi invalidante.

Quello potrà diventare però il nostro metro per valutare gli altri e il mezzo per temprare noi stessi: io ho fortificato la mia ironia, rafforzato rapporti con alcune persone, il cui atteggiamento ha accresciuto la profonda stima nei loro confronti.

Sono molto grata al mio difetto, proprio per la grande funzione che svolge dentro e fuori di me, per il lavoro che ciò che non ci piace di noi ci costringe a fare proprio su noi stessi.

Tenete stretto chi apprezza anche i vostri piccoli nei, infatti “non ama chi non vede i difetti della persona amata come virtù.” come diceva Goethe, proprio nell’ottica in cui i nostri limiti sono virtù se divengono stimolo di crescita e fonte di empatia e comprensione per quelli degli altri.

E poi, diciamocelo, i nostri difetti ci rendono oltremodo speciali.

Sono come un marchio di fabbrica, una vera e propria garanzia di unicità.