Storie di parodia quotidiana

I bambini e il disegno

Avevo già intuito d’aver grandi doti artistiche quando, la scorsa estate, mamma cercava di propinarmi quelle immonde pappe al momento di desinare.

Io tutto ci facevo, tranne che mangiarle.

La mela la stendevo con pennellate decise, con fitte tessiture di segni, con modi tutt’altro che rilassati, come un piccolo Van Gogh;

mi esercitavo “en plein air”, quando al parco mi proponeva la banana, e io me la splamavo ovunque fuorché in bocca, con modi lievi e graziosi, come un bravo apprendista di Monet.

Ho passato il periodo rosa, come Picasso, quando ho scoperto il gelato alla fragola: pitturavo con grande trasporto ed inarrestabile energia.

Pasta e pastina, polenta e semolino, sughi e sughetti li usavo per disegnare con le dita motivi floreali e strane figure zoomorfiche durante la mia ridente fase “Art Nouveau”;

Yogurt e gelatine, succhi e minestrine mi sono servite per esercitarmi poi, nel fiorente periodo “pop art”, alla maniera di un devoto fan di Andy Warhol.

Ma la svolta è giunta quando mamma e papà mi hanno regalato i miei primi pennarelli.

Non posso spiegare, quanto nulla abbia più avuto confini, niente abbia più posseduto bordi e tantomeno sciocchi e stupidi limiti.

Ci sono solo io e la mia vena artistica, la mia arte incontenibile, la mia necessità di esprimere il mio estro che spesso misteriosamente cozza con il desiderio incomprensibile di papà di non avere la talevisione con lo schermo tutto disegnato.

La mamma ride, e il babbo mi segue con una spugna ed è tutto un affannato e disperato porgermi fogli e foglietti.
“ma a che servono quelli, papà?!” 
A me, basta una piastrella o un bel pezzo di divano.

Faccio la manicure e pedicure al cane, mentre quello russa e mi guarda con un occhio mezzo aperto e mezzo chiuso.

Con una piroetta e il mio bravo pennarello corro da una parte all’altra, decisa a sperimentare e affinare le mie doti nel settore inesplorato ed estremamente affascinante titolato “arte rupestre”.

Scrivo sul seggiolone, mi tingo dei grandi baffi e allungo il sorriso di accondiscendenti bambole e pupazzi, con un solo colpo deciso dei miei nuovi amati strumenti.

Non sto nei bordi, faccio cerchi, tratteggio spirali, viaggio con la fantasia, mi stupisco dei colori e esploro una nuova, incomprensibile necessità di tinteggiare tutto, ignorando voi e i vostri petulanti e inutili

tentativi di frenare LE MIE INSTANCABILI E DEL TUTTO IRREFRENABILI DOTI ARTISTICHE