Storie di parodia quotidiana

Ricordi di un lockdown

Lavoro, in salotto: la mia postazione di questi tempi è proprio lì.Mia figlia, intanto, traffica senza sosta.

Cambia l’ordine di ogni elemento d’arredo, tira fuori ogni singolo gioco e lo dissemina meticolosamente per tutta la casa: in questo periodo, anche il più trascurato dei sonagli di quando era poco più che una neonata, può godersi qualche attenzione, e spingersi fino all’angolo più insperato e inesplorato della casa.

Un corriere, oggi, le ha portato le scarpe da ginnastica nuove, che le abbiamo preso io e il papà.

<Signora, buongiorno! Le lascio questo al cancello!> dice il ragazzo addetto alle consegne, appoggiando il pacchetto sull’ultimo gradino della scala.<Grazie!> rispondo sorridendo.

<Cos’ha portato mamma, quel signore?>chiede mia figlia incuriosita.

<Le tue scarpine nuove!> rispondo scartando la confezione.

<E’ arrivato il momento di archiviare gli stivaletti di pelo, sai?>Apro la scatola e le mostro un paio di piccole scarpette da tennis rosa shocking. Quella spalanca gli occhi, estasiata, poi mi guarda, sempre con la medesima espressione trasecolata: <Mamma…> dice con un filo di voce.

<Ti piacciono?> le chiedo io.

Annuisce energicamente, poi guarda con espressione rapita in direzione del cancello: < mamma…> ripete ancora <quel…quel signore, mi ha regalato queste!> afferma sorridendo.

Sorrido <già, anche lui ha contribuito molto al tuo regalo, hai proprio ragione>.

Non riuscendo a dedicarle molto tempo nel corso della giornata, le faccio prevalentemente domande di carattere fisiologico.<Amore? Ti scappa la pipì? Hai fame? Vuoi….un pezzo di torta? Un succo? Una mela? Yogurtino? Oppure una banana?>Quella scuote perlopiù la testa ad ogni proposta.

Ad un certo punto, all’ennesima offerta gastronomica, quella mi guarda intensamente, sorride dolcemente, e con tono carezzevole dice: <io… voglio la mia mamma.>La fame bellissima: io con te, rimango senza parole e fiato, mille e ancora mille volte all’ora, anche senza fare assolutamente nulla.E poi..a bocca aperta per la pazienza e per l’adattabilità, e per la sensibilità ai gesti altrui, di cui i bambini, sono i nostri primi e forse unici insegnanti.

unici insegnanti.