Storie di parodia quotidiana

Le scarpine che suonano

A sedici anni, mi vestivo volontariamente come se fossi scappata nottetempo da un circo itinerante.

Oggi, la maggior parte delle sedicenni si vestono con più classe di me, che ne ho trentadue suonati.

E’ una questione di generazione, ma certamente anche di una capacità (la mia) di scegliere solo abiti e accessori che facciano sospettare la presenza di radici errabonde e zingaresche nel mio albero genealogico.

Diciamo che la sobrietà e l’eleganza, mi sono strane ed estranee, per dirla alla Conte Olaf.

Ieri ci è arrivato un sacco di scarpine ereditate delle cuginette.

Questa mattina, indossati pantaloncini e canottiera (non io, mi figlia) l’ho portata e adagiata solennemente al cospetto del sacco, che non avevo ancora provveduto a svuotare.

<Cos’è mamma?> ha chiesto incuriosita, stropicciandosi un occhio.

<Scarpine.> ho dichiarato in modo declamatorio, aprendo il sacchetto.

<Per me?> domanda illuminandosi.

<Già. Delle cuginette.>

<ohhhhh> ha esclamato impressionata, cominciando a frugare fra sandali e scarpe da tennis.

<Belle è?> ho detto estraendo delle scarpette argentate.

<Queste!> è esplosa lei, afferrando un paio di sandaletti rosa, e innalzandoli trionfalmente tipo Word cup della Moto Gp.

<Belle, va bene.> ho concordato stupita da una scelta tanto sobria.

Infiliamo le scarpine.

Quella comincia a saltellare come una lepre, mentre i sandaletti ad ogni passo emettono un sonoro e continuo “Sciak-Sciak”, tipo il classico rumore prodotto dai giochi di plastica per cani.

<E’ normale che facciano quel rumore lì?> chiede il Claudio affacciandosi dalla porta cucina.

<Sì, suonano!> ha risposto euforica lei compiendo grandi falcate , mentre i nostri cani hanno cominciato a rincorrerla abbaiando per tutta la casa.

Con il lanternino le ha scovate.

Non c’è che dire, per ora, tale madre, tale figlia.