Storie di parodia quotidiana

Io adoro il Natale..

Io adoro il Natale e PER QUESTO, il mese di dicembre è uno dei miei prediletti.
Mi piace l’atmosfera, mi sollazzo nei ricordi da bambina, quando tutto il periodo era vibrante d’emozioni, un tripudio di serenità.. la prima porticina aperta del calendario dell’avvento, la novena alla sera, l’abete il giorno dell’Immacolata, tutte le luci e le palline di carta-vetro, che, se le schiacciavi un pochino di più, si rompevano in mille pezzi fra le mani, buttando brillantini ovunque e i cui cocci ti affrettavi a nascondere prima che ti beccasse la mamma, “perché quelle cose costano un sacco e bisogna star attenti a maneggiarli, che son delicati! “.
La recita a scuola e l’inizio delle vacanze, che corrispondeva con l’abbandono di sé stessi sul divano, per dedicarsi alla visione (vissuta sempre con rinnovata suspance) delle repliche di Desiseria e Fantaghiró, con annesso trauma al taglio di capelli di Alessandra Martinez e la sua tragica e incomprensibile trasmutazione volontaria da figona a frate francescano:
“<perché FANTAGHIRÓ, PERCHÉEEE L’HAI FATTTOOOO>.
Lentamente ci si faceva forza per superare lo shock del cambio look della nostra beniamina, cercando di spiegarsi al contempo come la donna avrebbe mai potuto mantenere in piedi la sua relazione con Romualdo, ora che era diventata pure lei un principe.
Su questa linea (senza scordare l’appuntamento fisso con “Mamma ho perso l’aereo”) si arrivava alla Vigilia, la quale portava con sé una tensione e una carica adrenalinica quasi insostenibile, legata alla disperata speranza che Babbo Natale decidesse di passare davvero da te quella notte, mentre, un po’ disperatamente, esaminavi mentalmente le marachelle degli ultimi giorni sperando non fossero davvero così determinanti, come lasciavano invece presagire le intimidazioni di mamma e papà.
La mattina di Natale ci si svegliava alle sei in punto, al massimo sei e mezza e millantando una presunta secchezza delle fauci ci si catapultava nei pressi dell’abete addobbato: alla vista dei pacchi, luccicanti e meravigliosi, gli occhi diventavano lucidi e languidi come quando, in età adulta, si scorge Brad Pitt che fa la sua prima comparsa in Troy.
Oggi, personalmente, ammetto di essere diventata una di quelle disagiate che mettono i maglioni a tema natalizio come Bridget Jones ( senza esserne obbligata, naturalmente) anche e soprattutto per uscire di casa; orecchini in tema sfoggiati con grande dignità benché i trenta siano stati superati e che amano acquistare quei deliziosi ed irresistibili completini goliardici per i figli, da folletto o omino di marzapane.
Quest’anno, fra le altre cose, sto selezionando con grande minuzia le decorazioni da mettere in casa:osservo allora meditabonda mia figlia di un anno che spacca, squassa,distrugge,percuote e assaggia ogni cosa, mentre se ne sta seduta lì sul tappeto con ostentata nonchalance, indossando una dolcevita che pare proprio Ridge Forrester, chiedendomi se l’albero, questo Natale, sarebbe consigliabile appenderlo al muro.
O al soffitto. 
A testa in giù.
Lontano dalla sua portata.