Storie di parodia quotidiana

Pappa=ansia❓

“Non obbligare tuo figlio a mangiare, non obbligarlo mai con nessun metodo, in nessuna circostanza e per nessun motivo”.

Ho letto il libro di Carlos Gonzàlez,” il mio bambino non mi mangia”, proprio perché la mia bambina (squillino le trombe, rieccheggino le fanfare), UDITE UDITE, “non mangia”.

O almeno non mangia ciò che io penso dovrebbe mangiare.

Consiglio vivamente questo volumetto a chi ha il mio stesso cruccio, in quanto è davvero illuminante e rassicurante, e ci invita in modo spiritoso e competente a cambiare punto di vista.

Vorrei scrivere allora due righe sull’argomento, per tutte quelle mamme che quotidianamente si esibiscono nello scenografico teatrino di convincimento del figlio a consumare quanto da loro cucinato con grande entusiasmo e auspicio, per poi trovarsi a gettare tutto drammaricamente e teatralmente nel lavandino e anche per quelle che assistono con mestizia al fatto che il proprio cane abbia eletto la superficie sottostante il seggiolone suo nuovo domicilio, il tutto prostrandosi al nuovo maschio alfa erogatore di cibo, grazie al quale presto acquisterà il fisic du role d’un tasso; inoltre, anche per riordinare le mie stesse idee e prese di posizione sulla questione , perché si sa, l’ansia è spesso lì in agguato ed è un attimo piombare dai più buoni propositi allo smarrimento più profondo, tipo attacco di labirintite:perciò procedo a mettere per tabulas quattro pensieri, così che sia comodo rileggerli in quegli attimi (frequenti) di sconcerto e turbamento, quando il cervello è in black out funzionale.

Tutte le mamme, quotidianamente, si confrontano amabilmente su diversi argomenti:”la tua dorme? Cammina? Piange? Parla? Ma soprattutto:MANGIA?”

ECCO, la mia bimba, come anticipato poc’anzi, mentre tutti gli altri cominciavano ad apprezzare la frutta, a gustare le pappe, a sbracciarsi e protendersi verso il cibo consumato loro dirimpetto e a spazzolarsi yogurt e biscotti, alla vista del cucchiaio mi faceva ciao-ciao con la manina sfoggiando un’espressione che estrinsecava precisamente la seguente esortazione:” se vuoi che ti sputo come un lama o che ti vomito come l’esorcista, hai solo da proseguire nel tuo intento, carissima”, mentre io miseramente mi domandavo cosa ci fosse di errato in cio che le propinavo.

Sono trascorsi così i mesi, e innumerevoli speranzose ricette, areoplani, trenini, cambio stoviglie, stratagemmi, nervosi, litri e litri di candeggina per cancellare macchie di carota dai body, lamentele, mosse strategiche, trucchi da saltimbanco
poi, eccoci ancora qui a guardarci nelle palle degli occhi  ad ogni pasto, separate solo dal tavolino mobile di un seggiolone e dall’atteggiamento da punk della piccola erede.

“Eh, i bambini col” vizio” del seno hanno difficoltà a mangiare”;”bisogna obbligarli, o non impareranno mai a mangiare”:ecco due frasi positive che ho sentito rivolgermi, dalle mie affezionatissime rappresentanti del mondo, a me tanto caro, “motivatrici e motivatori del nostro tempo, come faremmo mai senza di loro”.

Ecco, così, proprio in virtù di quanto istintivamente mi paressero sbagliate le asserzioni appena citate, ho semplicemente deciso di non voler trasformare ogni rancio in una battaglia, che comunque andrà a concludersi solamente con la mia e la sua frustazione ed esattamente lo stesso numero di cucchiai che avrebbe mangiato anche in assenza di mille esortazioni autoritarie da tenente colonnello o spiritosi escamotage da animatore esperto del mini club.

(In assenza di reali problematiche) , ho deciso di fidarmi della capacità di autoregolarsi di mia figlia, confidando nel fatto che presto o tardi comincerà ad apprezzare come sua madre ogni cibo, esattamente allo stesso modo del bidone del compost in terrazzo.

Quindi, ripetiamo insieme mamme agitate, il nostro mantra liberatorio:

“Non obbligare tuo figlio a mangiare, non obbligarlo mai con nessun metodo, in nessuna circostanza e per nessun motivo”.

E..
Leggetevi il libro! 😉