Storie di parodia quotidiana

Riflessioni sulla pancia

Quando sei incinta, le attenzioni verso di te non sono mai troppe.
Tutti si prodigano per nutrirti, sostenerti, soddisfare ogni tuo languorino, offrendoti squisitezze e cucinandoti manicaretti:”Cara, te la impasto veloce veloce una focaccia con il grano saraceno che ho coltivato, sfalciato, essicato e lavorato con le mie mani?”.

Sono pronti ad acquistati e lavarti con galloni di Amuchina anche il più esotico e introvabile frutto od ortaggio, che sia.

Tutti si chiedano come tu stia, se la pressione è ok, se devono sgombrarti dai mobili la via per il bagno così che tu sia comoda nel tuo continuo pellegrinaggio verso il water senza impicci nè sforzi: “cosa dici amore, faccio che bruciarlo quell’armadio in corridoio, così nella notte non rischi di urtarlo accidentalmente con uno di quei wusteroni che hai momentaneamente al posto delle dita dei piedi?”.

Quando poi la pancia inizia a vedersi, diventi come la poppa di Giulietta a Verona, che tutti smaniano per strofinare: “posso?” chiedono dolcemente senza attendere risposta alcuna, toccandoti rapiti il pancione.

Alla cassa la gente si scosta per farti passare ( tranne te, burino con gli occhiali, mi ricordo bene, tu non mi hai ceduto alcuna precedenza anche se ero all’ottavo mese, carica di roba e sudata come un tacchino), per strada tutti ti sorridono: tu sei lo scrigno che custodisce la vita.

DOPO AVER PARTORITO, ecco che le cose cambiano.

Appena sei agilmente tornata in grado di deambulare, ricuciti i lembi del tuo corpo a seguito del parto, nuovamente in  possesso della tua, seppur sformata, figura originaria, ecco che diventi LO SHERPA. Trasporti la borsa dei pannolini, la copertina, il pupazzo, il golfino e tuo figlio (la versione estiva: “La porto io la piccola, che me la godo un po’, CHE IO LAVORO SEMPRE. Tu prendi quelle due cose”. TU, quindi, ti carichi nell’ordine: piscinetta-riduttore del mare con annessi giochini galleggianti; tendina-ombrellone; borsa con asciugamani; borsa frigo; paletta stretta in mezzo ai denti come Rambo con il suo coltello e secchiello a mo’ di di bracciale a bloccare la circolazione di un braccio, il tutto incedendo con massima cautela e  ripassando un po’ a mente, un po’ a voce alta, le principali turpitudini della lingua italiana, cercando di non perdere tragicamente il baricentro e un po’ a causa del maledetto pareo, che minaccia meschino, infido e traditore, di slegarsi.)

Per “comodità” ti attacchi quattordici tracolle al tronco, manco fossi il perno del gioco degli anelli.

Subentrando poi in casa di parenti e congiunti con il tuo piccolo, le esclamazioni sono esclusivamente le seguenti, nella totalità assoluta delle situazioni:
“Dov’è eeeeee il mio tesorooooo, ma ciao amoreeee della nonna/zia/nonno/zio/ ma vieni quiiiii che ti abbraccio..ma cosa fai..sorridiiii..ma sorridiiii tuuuu..ma amoreeee..e i dentiniiii? Hai i dentiniiii tuuuuu? Ma cosa fai? Sorridiiii??”

Dopo circa una mezz’ora può anche essere che qualcuno noti la tua presenza e ti verrà detto che nel frigo puoi trovarti autonomamente dell’acqua sgasata da bere, nel caso avessi sete.

😂😂😂 So già cosa borbotterá mamma leggendo: “ma, ma cosa dice sta qua? Mica è vero”😂😂😂😂