Allora, premetto che mentre ero incinta non ho mai assolutamente nemmeno per un attimo dato peso alla questione allattamento. Quando qualcuno ne faceva cenno, il mio cervello entrava in modalità “flauto di Pan” ed un sorriso pacifico mi si dipingeva in volto, mentre i canali recettivi andavano sulla modalità standby.
Quando poi mi sono trovata la mia piccola creatura in braccio, il flauto ha lasciato il posto al suo pianto impetuoso, il quale, non lasciava spazio a grandi dubbi sul motivo della sua origine, ovvero la FAME( 🤓non si tratta solo di fame, ma di un bisogno naturale e primordiale di contatto con la propria mamma🤓.). Comunque, volevo scrivere due righe perché alla fin della fiera mi sono proprio affezionata sia all’argomento che all’attività in sé.
Vorrei rassicurare amici e conoscenti, non sono diventata una povera pazza, o come si può trovare sul web una “TETTANAZI”, o una psicopatica tipo Trono di Spade che vuole allattare la sua prole fino a 18 anni. In realtà, a seguito di un’esperienza molto bella e appagante, mi piacerebbe solo dare uno spunto, a chi, come me, non ha mai dato attenzione all’argomento, ma a cui magari poi potrebbe anche interessare, nonostante lo stia ignorando ingenuamente, per evitare di trovarsi poi a doverci sbattere il muso contro, al cospetto con il piccolo Napoleone strepitante che farà capolino dal suo ventre.
Io per esempio, ero convinta che la mia bambina avrebbe fatto tutto da sola, insomma, io avrei messo la tetta e lei fatto il resto.
Invece no. Cioè, è come nella vita quotidiana, c’è chi impara una cosa senza il minimo sforzo e chi ci si deve applicare. I distributori di cui siamo in dotazione poi, si attivano in modo assai impetuoso. Nel giro di due-tre giorni dalla nascita, o anche prima, o anche dopo a seconda dei casi (🤓prima di essere investite dalla montata lattea il bambino riceve il colostro, che è importantissimo🤓), in un lasso di tempo di pochissime ore, mi sono ritrovata come Pamela Anderson con una sesta di seno, e le tette più dure del granito.
Ma nulla, la mia bambina non ne voleva sapere, di tutta quell’abbondanza.
Senza alcuna competenza ma seguendo il mio istinto ( e lo spirito di conservazione di me stessa che vedevo già esplodere dentro un reggiseno) ho mandato Claudio a comprare un tiralatte. Di domenica. In una farmacia.
Per mesi abbiamo acquistato le nécessaire per prepararci al lieto evento, facendo compere mirate e valutando i prezzi più convenienti. Poi, in un soleggiato pomeriggio di ottobre, ci siamo fatti derubare comprando il più costoso dei tiralatte, che manco avesse avuto la coppa in oro massiccio. Ma va bene, il suo lavoro lo ha fatto efficacemente, salvandomi da quella situazione di profonda costipazione.
Il punto era che, però, non riuscivo a capire perché mia figlia non volesse attaccarsi, rendendo così inutile il ricorso al sistema di estrazione meccanico.
Mentre sorridevo al corteo di parenti e amici che venivano a trovarci, pensavo solo a quanto avrei voluto mettermi sul divano a piangere come una fontana, abbandonandomi al dolore diffuso che pervadeva il mio corpo ancora provato dal parto, sprofondando nel pannolone per l’incontinenza e le lochiazioni e osservando impotente le mie tette che lievitavano a dismisura che neanche nei desideri più reconditi di una soubrette che vorrebbe per magia, vedersi crescere le poppe da un minuto all’altro.
“Le fa schifo il mio latte”/”non sono manco capace di nutrirla”: questi erano i miei pensieri, mentre aspettavo di parlare con la pediatra.
Premetto di essere stata molto fortunata, aiutata da mia cognata e avendo incontrato personale medico disponibile e preparato ho letteralmente fatto ripetizioni di allattamento, imparando tecniche, posizioni e trucchetti. Parole di sostegno, un’iniezione di fiducia in me stessa, uno stop deciso alle visite e qualche giorno di prove, pazienza e di immedesimazione nella mucca della Milka hanno portato me e la mia piccola a una perfetta collaborazione, che continua ancora oggi, dopo 8 mesi.
Bisogna cercare sostegno e, fuori da situazioni eccezionali, essere tenaci. Saranno momenti difficili, ma verranno ripagati da uno speciale percorso fra mamma e bambino.
Cosa serve per il latte di mamma allora?
Serve un po’ di attenzione prima del parto, magari cercando di far nostre un po’ di informazioni in più. Serve calma, tranquillità e sostegno da parte del vostro partner e comprensione da parte dei parenti; serve magari un tiralatte preso su Amazon 😂, per preservare le vostre finanze..serve un’ostetrica, che sarà il vostro mentore, credetemi, durante il puerperio, quando sarete più sbattute di un uovo con il Marsala. E poi, serve un libro della Leche League, o tutti i libri, che vi daranno tanti spunti e tante risposte prima che vi vengano in mente le domande. In caso di necessità potrete contattare anche una consulente di questa onlus, che sarà felice di darvi il suo sostegno.
Che dire: se lo vorrete, sarà un meraviglioso e profondo cammino con il vostro bambino, facile davvero, a un certo punto, come bere un bicchier d’acqua!