Storie di parodia quotidiana

I BAMBINI E IL CIBO

L’altra sera, mi sono scolata furtivamente un Crodino nascosta dietro l’anta del frigo, neanche fosse stato un mignon di Jagermeister.

Benché mia figlia fosse intenta a costruire un treno in salotto con dei cubi di legno, con tanto di riproduzione dei suoni del mezzo pesante, allo sfiatare flebile del tappo, quella si è materializzata in cucina, e con aria indagatrice mi ha chiesto:

<Co’ bevi, mamma?>

Ho pensato che i bambini hanno un udito e un fiuto che nemmeno un cane da pastore belga.

Quelli ti sentono scartare un biscotto o sorseggiare qualcosa, che eviteresti volentieri di condividere, da metri di distanza, anche con un inquinamento acustico assai elevato.

Inoltre, non gradiscono cose scondite, insipide e frugali: loro vogliono mangiare quello che mangi tu, e con ciò, intendo proprio quello che tu hai nel piatto.

Come dargli torto?

Ogni boccone o sorso di un genitore paga lo scotto di una generosa porzione devoluta al proprio figlio.Il tutore, bidone del compost ufficiale di famiglia, dove confluiscono gli avanzi di cibo sbocconcellati, pucciati, umidi e strisciati chissà dove della propria prole, prima di comprendere che il proprio figlio ha un palato che nemmeno un critico gastronomico da cinque stelle Michelin, è convinto che questi abbia costantemente il senso del gusto di uno con un’infiammazione cronica linguale e/o orofaringea.

Genitore ti sbagli: tuo figlio è tipo Anton Ego di Ratatouille, con la vista di un falco Linnaeuscon, l’udito di un golden retriever e il fiuto di un bassotto tedesco.

Quando imparerai?

FUORI A CENA

<Sì, allora per la bambina facciamo questo menù baby. Pasta, mezze penne vanno benissimo, grazie…>

<Ragù, pesto, rossa?>

<Come la vuoi amore?>

<Pasta rossa.>

<Bene, per lei pasta rossa. Per me farei queste trofie fatte in casa, con crema di fiori di zucca, fonduta di gorgonzola e crumble di pane, grazie.>

All’arrivo dei piatti, la situazione che si determinerà sarà sempre la seguente:

<Che c’è amore? Non ti piace la pasta rossa? Ci vuoi più grana?> chiede il genitore davanti al figlio che scruta perplesso le pietanze giunte al tavolo.

<No. Io voglio QUELLA.> afferma con decisione la creatura, indicando con il piccolo dito il piatto fumante di trofie gourmet.

Così, stolto genitore, mangerai al ristorante un’ottima porzione di pasta rossa con abbondante grana, insieme a tutto il menu baby che tanto ti pareva un’ottima idea.

DAL GELATAIO

<Per la bambina una coppetta di.. che gusto vuoi amore?>

<Quello Azzurro!>

<Quello azzurro. Come mai è azzurro signora? Sarà mica anice?>

<No, signora, è alga spirulina, un colorante naturale, ma è insapore. Il gelato ha un gusto leggero di vaniglia.>

<Quello BLU> scandisce perentorio l’Hobbit, issatosi in punta di piedi.<Bene, il gusto blu e un po’ di fiordilatte, grazie. Per me, farei un cono pralinato da due e cinquanta, anzi faccia tre euro- posso mettere tre gusti giusto?- Nutella, paciugo di bufala variegato al lampone e e cioccolato extra dark del Perù. Grazie.>

L’epilogo sarà il seguente: assapora, genitore, la tua coppa baby ai gusti dubbi che ha scelto tuo figlio, conquistato da colori ingannevoli che appagano la vista e un po’ meno il palato.Hai deciso alternativamente di smezzare un cono con tuo figlio?Goditi allora i suoi sguardi biechi e minacciosi al minimo tentativo d’allungare il cucchiaino di plastica (manco quello che ti aveva dato il gelataio, perché il tuo colore era più bello di quello di tuo figlio e quindi quello ha voluto far cambio) verso il cono mezzo sciolto sulle manine serrate del tuo piccolo erede.

Genitoreee??

Quando imparerai???

Ricorda, critico culinario dai gusti sopraffini con super udito e olfatto!