ha affermato il Claudio qualche tempo fa, ispezionando con occhio critico la pianta che si inerpica sulle scale d’ingresso.
Ho fatto spallucce, e ho guardato con indifferenza il vegetale: ho dichiarato asciutta.
Lui ha alzato gli occhi al cielo, e ha continuato ad esaminare la rosa.
Nei giorni successivi, quello ha continuato a provvedere alla pianta, come fa con tutte le sue piante, del resto: s’è informato, ha applicato una sostanza curativa.
Ha insegnato alla Lea a bagnarla.
mi ha detto quella un giorno trasportando il suo annafiatoio < le piante hanno sete>. Poi, m’ha guardata con solennità e un velo abbastanza esplicito di dubbio nello sguardo, sul fatto che io fossi al corrente della cosa.
Io ho annuito, ripensando con una certa apprensione a tutte le piante che erano perite nel tempo sotto la mia giurisdizione.
Ieri, scendendo le scale, mi sono trovata davanti ad una rosa cremisi meravigliosa, ancora imperlata di gocce di pioggia, luccicante e fulgida come mai ne avevo ammirate prima, che sporgeva proprio sui gradini, con l’intenzione manifesta di non passare inosservata.
Ho pensato immediatamente a quando ho detto che non mi piacciono le rose. L’ho accarezzata, e pareva di velluto.
Poi, sono corsa al piano di sopra, alla libreria.
< Eccolo!> ho esclamato, sfilando tra altri libri “Il piccolo principe”.
Ho cercato, fino ad arrivare a pagina 98:
“ ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
”
E poi
“
ripeté il piccolo principe, per ricordarselo”
L’ho ripetuto anche io, per ricordarmelo.
Ho pensato che il Claudio non si dimentica mai di ciò di cui è responsabile.
Lui cura tutto ogni giorno, silenziosamente, amorevolmente, con i suoi modi un po’ burberi ma sempre attenti.
Grazie a lui è sbocciata una rosa bellissima, “ed è il tempo che ha perduto per la sua rosa, che ha fatto di quella rosa una rosa tanto importante”.