Storie di parodia quotidiana

Il soffione

Mentre disegnava un soffione, mia figlia mi descriveva di quanti colori l’avrebbe fatto: <blu, rosa, marrone, azzurro e anche un po’ nero>.

Ho una collana, comprata prima che lei nascesse, con un ciondolo a forma di sfera, al cui interno ci sono i petali del soffione, che poi sono i semi, credo (non ho mai capito una ceppa del ciclo vitale del tarassaco, però è giusto così, questa pianta è magica proprio per la sua curiosa metamorfosi).

<Sai che quando soffi sul soffione amore, e i petali, che poi sono i semi, volano via, devi esprimere un desiderio?>

<Ah sì?> dice intingendo il pennello nell’acqua e poi tuffandolo nei suoi acquerelli.

<Già. La mamma ne ha catturato uno sai, qui dentro, di desiderio. Ha soffiato, e poi l’ha messo qui, in questa palla>.

Lei mi guarda con occhi incuriositi, mentre faccio penzolare la collana con il ciondolo con i semi del soffione.

<Sai qual è il desiderio che ho intrappolato qua dentro?>

Scuote energicamente la testa.

<Sei tu. > dico sorridendo.

Lei spalanca la bocca.

<Io?>

Sorride.

<Sei un desiderio avverato.>

Ho pensato che i genitori non saranno mai perfetti, che sbaglieranno sempre qualcosa.

Non solo i genitori, gli adulti, tutti, in generale.

Ma una cosa possiamo farla sempre giusta: far sentire desiderati i nostri figli, i nostri affetti.

Perché non c’è nulla di più bello che far sentire l’altro il proprio desiderio avverato.