Sono la mamma/ il papà pezzata/o, carica/o come un asino sardo, che arranca per strada rincorrendo un bambino urlante che pare davvero deciso ad allenarsi per i cento metri piani, categoria olimpica.
Sono la mamma/ il papà al ristorante costernata/o per gli urli da vichingo a 90 decibel, la/lo stessa/o che guarda allarmata/o e sconcertata/o il tappeto persiano di cibo sotto al proprio tavolo, intessuto alacremente dal proprio figlio spumeggiante e instancabile, trattenuto a forza dalle cinghie un po’ usurate del seggiolone.
Sono la mamma/il papà al bar con gli occhi sgranati e angosciati sull’impronta della manina unta di pizza lasciata dal proprio piccolo erede, sul divanetto in simil-pelle bianca, e quella/o al negozio di vestiti che strappa le stesse piccole estremità caparbie dagli specchi lucidi dei camerini, emettendo i caratteristici suoni gutturali e barbari dati gli sforzi disumani impiegati per star dietro a tanta velocità e imprevedibile astuzia.
Sono la mamma/il papà con lo scatto felino, i riflessi pronti e lo sbadiglio facile, ma certe orme , alcuni urli e taluni gesti inconsulti non sono proprio in grado né di prevederli, né tanto meno di impedirli sempre.
So che ad un rapido e superficiale sguardo qualcuno potrà pensare che io stia crescendo volontariamente un anarchico-sovversivo-arruffapopoli-fomentatore di piazze, ma vi assicuro che non è così: io sono la stessa/o mamma/papà che si è pippata/o manuali sulla puericultura che levatevi dai cabasisi; la/lo stessa/o che spiega, argomenta, tratta e contratta, urla e poi s’indigna, s’impone, s’impunta e poi si raddolcisce.
Detto questo:
Grazie per la pazienza, la sopportazione, la magnanimità e scusa sentitamente carissimo ESERCENTE/COMMERCIANTE/RISTORATORE/CAMERIERE/NEGOZIANTE/ vorrei tanto dirti che è solo una fase e che passerà, ma ti mentirei, perché vale per noi, ma non per te!
