Le Interviste di Parodia

Intervista all’ostetrica, Irina

Sarà stato il festival di Sanremo..

Ma mi sono sempre chiesta se il ruolo del direttore d’orchestra fosse così importante.

Quello se ne sta lì, ad agitare il capo e le braccia ad occhi chiusi, come in preda ad un viaggio mistico, dondolando e quasi fluttuando in modo ipnotico sulle onde della musica, completamente risucchiato e coinvolto dalle note e dai suoni.

Sono i membri dell’orchestra però a fare lo spettacolo: da loro nasce la musica, grazie ai loro strumenti viene data vita a quell’esibizione coinvolgente.

Quindi, lui, a cosa serve?

Non ci crederete, ma da quando ho partorito ho capito che il ruolo del direttore d’orchestra è decisivo, fondamentale.

Pensate sia curiosa e singolare come affermazione?

Vi prego, lasciate che vi spieghi.

Il direttore d’orchestra è colui che coadiuva l’andamento,il tempo e le dinamiche dell’orchestra; a lui è conferita la funzione di trasmettere concentrazione ed è d’aiuto per la coordinazione dei musicisti sia durante le prove che la performance, suggerendo i tempi e gli ingressi delle voci.

Ok, ok, arrivo al punto.

Ho capito quanto sia importante il ruolo del direttore di orchestra, pur non avendo alcuna dote o capacità e tanto meno conoscenze a livello musicale, perché mi sono accorta che questa figura è assimilabile proprio a quella, UDITE UDITE, dell’ostetrica.

Sì, avete capito bene.

L’ostetrica è quel profilo professionale con caratteristiche uniche nel suo genere: ella non è solo una professionista nel suo ambito sanitario.

E’ una missionaria, perché persegue con passione la sua missione ogni giorno; è una mamma, perché il suo ruolo non può essere definito che materno: lei assiste le donne ed assiste i bambini, dalla nascita.

La nascita di entrambi, vorrei sottolineare.

L’ostetrica è psicologa amatoriale, consulente, amica, motivatrice, sostegno.

L’ostetrica è direttore d’orchestra.

Una donna, durante il parto, è un tripudio di suoni, di note, di acuti, addirittura baritoni, ringhi, stridii, tintinni, vibrazioni, percussioni.

Lei può esprimersi con la grazia di una grancassa o di un trombone; essere agguerrita come un tamburo militare, tentennante e impaurita come un triangolo; può essere sorprendente come i piatti che sbattono all’improvviso, come un oboe squillante, melodiosa come un’arpa e sorprendente come un clarinetto, buffa e magari goffa come un fagotto, delicata e soave come un pianoforte, ritmica e travolgente come la musica jazz che esce da un sassofono.

Come l’orchestra, lei sa già suonare: la natura le ha dato ciò di cui necessita per partorire il suo bambino.

Ma ha bisogno di qualcuno che l’aiuti a coordinare tutte quelle note, quei suoni e musiche che l’attraversano e la scuotono ritmicamente.

L’ostetrica sta davanti a lei, come un direttore dinnanzi alla sua orchestra: è totalmente coinvolta e assorbita dalla musica della sua assistita; se ne sta in silenzio, respira con lei, soffre insieme a lei. La rassicura, l’accarezza e la coordina. Le suggerisce come respirare, come spingere e trattenere, come utilizzare al meglio la sua forza e non perdere la concentrazione. La accompagna nei picchi e la segue in discesa. Sussurra e si muove con lei, la segue, la calma. Lei aspetta ed asseconda, attende e contiene.

Lei la rende protagonista, tirando fuori tutte le sue incredibili capacità e innate doti musicali.

L’ostetrica è completamente coinvolta in quell’evento, come Beppe Vessicchio quando dirige la sua orchestra.

E’ così immedesimata che alla nascita del bambino gioisce come la sua mamma: trattiene il fiato, sorride, esulta di gioia.

Ogni volta.

L’ostetrica è un direttore d’orchestra perché ama la musica della vita: lei viaggia sulle note che conducono alla nascita degli esseri umani; è lei che accoglie il primo suono dei piccoli, lei che aiuta a musicare lo spettacolo del parto.

Ecco, non lo so se mi sono spiegata..Però io ora sono tutto un fremito come dopo aver visto il maestro Claudio Abbado dirigere la sua orchestra.

Con queste parole voglio rendere omaggio a questa figura importantissima.

Le ostetriche che ho incontrato mi hanno dato grande aiuto in momenti di sconforto, impreparazione e difficoltà; mi hanno dato sicurezza, restituito fiducia in me stessa e dato coraggio.

Le ostetriche sono state il mio bicchierino di uovo col Marsala quando ero giù.

Non hanno aiutato solo mia figlia a nascere,ma mi hanno insegnato ad allattarla, a cambiarle un pannolino e a farle i lavaggi nasali nonostante quella si contorcesse come un luccio e divenisse intrattabile come l’Orlando Furioso.

Questo pensiero vuole condurvi al cuore di questa storia, in cui desidero condividere e scoprire, insieme a voi, il punto di vista di un’ostetrica che lavora a Borgosesia, nel reparto maternità dove io ho vissuto con mio marito e mia figlia, un bellissima e indimenticabile esperienza, perché credo sia importantissimo dare voce a questi “direttori d’orchestra”, che ci aiutano con passione a realizzare opere e spettacoli meravigliosi che a volte non siamo del tutto consapevoli di poter davvero compiere, anche se ne abbiamo naturalmente tutte le capacità.

Avete capito bene, la protagonista della nostra prima intervista è proprio un’Ostetrica, Irina.

Non nascondo un’immensa gratitudine nei suoi confronti, dato che si è mostrata subito molto disponibile a prestarsi a questa mia piccola iniziativa, seppur io non possegga alcuno straccio di titolo in materia giornalistica, sacrificando comunque un po’ del suo tempo e rispondendo alle mie domande con grande semplicità, sincerità e sollecitudine.

Irina lavora presso l’Ospedale di Borgosesia, in cui io stessa ho partorito.

Ho scelto lei per la passione incredibile con la quale svolge il proprio lavoro, la sua preparazione,la dedizione e la grande dolcezza con la quale comunica tutto questo.

Con lei io e mio marito abbiamo frequentato il corso preparto, lei ci ha illuminati su una moltitudine di punti oscuri, perplessità e quesiti che ci affliggevano durante gli ultimissimi mesi di gravidanza, quando me ne andavo in giro vantando la circonferenza di un tendone del circo Orfei.

La decisione di intervistare un’Ostetrica innamorata del suo lavoro nasce dal desiderio di dare voce a queste figure importantissime che coadiuvano noi, i nostri compagni e i nostri figli durante il percorso dell’attesa, del parto e del puerperio ( anche detto colui-che-non-deve-essere-nominato), svolgendo con passione il loro impiego, che non è privo di difficoltà e grandi sacrifici.

E’ un  mezzo per fugare qualche piccola curiosità per le mamme in attesa, per regalare loro qualche stimolo, suggerimento o anche solo un po’ di carica in più..per dire loro di non preoccuparsi, perché in ogni caso saranno travolgenti come il vulcano Krakatoa, agguerrite come Xena, fiere di loro stesse come dopo aver scalato l’Aconcagua e che potranno sempre contare sulla loro Ostetrica di riferimento come Roky Balboa sul suo allenatore  Michael “Mickey” Goldmill.

E’ un’occasione per ricordare alle neomamme che in caso di difficoltà possono chiedere e trovare supporto in Ospedale o in Consultorio, come ho fatto io stessa per affrontare le iniziali difficoltà nell’allattamento o anche solo per fugare piccoli dubbi sulla gestione del bambino.

Inoltre, soprattutto per chi legge da più vicino, è un modo per far conoscere il nostro ospedale e il suo ottimo reparto di ostetricia, dove io stessa ho vissuto con mio marito e mia figlia una meravigliosa esperienza fatta di sostegno, affetto ed empatia. E’un’occasione per scoprire cosa cercare in punto nascita, cosa fare se non si riesce ad allattare, come procedere se si desidera donare il latte materno…e tante altre cose!

Buona Lettura,

e soprattutto..ancora mille grazie Irina!

-Ciao Irina, ti va di presentarti brevemente?

Ciao a tutti! Certamente… Io sono Irina e sono ostetrica da quasi 11 anni. Dopo la Laurea in Ostetricia conseguita all’Università di Novara, ho iniziato la mia carriera all’Ospedale “Galliera” di Genova; dopo pochi mesi sono ritornata a Novara, sempre in Ospedale, dove ho imparato veramente ad “essere ostetrica”. Adesso lavoro a Borgosesia da poco più di 4 anni, dove mi occupo oltre che delle normali attività di reparto e sala parto, anche degli incontri di preparazione alla nascita e dell’ambulatorio di rieducazione perineale.

-Cara Irina, iniziamo subito col botto. Perché hai deciso di fare l’ostetrica?

Allora… questa non è assolutamente una domanda facile. Diciamo che fin da piccola il mondo della medicina mi ha sempre affascinato (ho sempre guardato in tv “E.R. – Medici in Prima Linea” fin da che ho memoria!) e quindi dopo il liceo mi venne spontaneo tentare il test per entrare alla facoltà di medicina. Non passai… e quindi “ripiegai” sull’ostetricia… di cui, devo ammettere, scoprii l’esistenza solo in quel momento. Ma a volte il destino la vede più lunga di noi… ed infatti scoprii un mondo fantastico!! Mi resi conto che quello che volevo diventare io era un’Ostetrica, e non un medico come invece pensavo. Avevo trovato assolutamente la mia strada!!

-Sono sicura che questo se lo chiedono in molte:quali sono state le emozioni del primo parto a cui hai assistito?

 In verità devo ammettere che il primo parto cui ho assistito da ostetrica non lo ricordo nemmeno! Sicuramente ero più concentrata sulle cose da fare e da non sbagliare che sul vivere il momento. Però mi ricordo ancore benissimo il primo parto che ho visto, da studentessa, e quasi di nascosto: la bellissima nascita in acqua di Stella! Lì ho capito quanto noi donne siamo forti e quanta potenza vi è nella nascita. Davvero indescrivibile e fantastico!!

-Il reparto di ostetricia di Borgosesia è davvero attento ai bisogni dei bambini e della mamma: Rooming-in per favorire la relazione mamma/bambino e avvio dell’allattamento al seno, il quale viene incentivato e per il sostegno del quale viene fornito grande aiuto dal personale in corsia; le sale parto vantano la vasca per il parto in acqua e sono attrezzate e corredate di diversi poggioli così che la mamma in travaglio possa sbizzarrirsi in infinite evoluzioni artistiche da vera ginnasta così da poter svolgere un parto attivo e dolce; c’è addirittura il gas esilarante che nemmeno gli Hippies ai Three Days of Peace and Music di Woodstock. Una sala ha le luci cangianti, che conferiscono un ambient invidiabile e che a tratti definirei fiabesco: sono delle caratteristiche molto importanti per scegliere un centro nascita, ce lo confermi?

Assolutamente! In primo luogo, l’ambiente per il parto deve essere il più accogliente e famigliare possibile, e questo si traduce in stanze per il travaglio ed il parto molto lontane dall’idea comune di sala parto. Le strumentazioni mediche sono “nascoste”, ma sono comunque presenti, allo scopo di far sentire la donna, anzi la coppia, protetta e al sicuro ma come se fosse “a casa”. Tutto questo è fondamentale per una buona riuscita del parto: un ambiente visto come “freddo ed ostile”, infatti, genera ansia e paura nella futura mamma, sentimenti che vanno ad interferire con la normale e fisiologica produzione ormonale necessaria per un buon parto. Inoltre da noi è possibile ascoltare la propria musica preferita, alternare varie posizioni (grazie alla presenza di liane che pendono dal soffitto, gym-balls, sgabelli per il parto e appoggi vari), sfruttare le mille proprietà dell’acqua (grazie alla doccia presente in ogni stanza e alla vasca per il travaglio/parto), provare la cromoterapia, far ricorso all’utilizzo del Protossido (il famoso gas anestetico senza effetti collaterali), riposare insieme al proprio compagno nel lettone matrimoniale nell’attesa della nascita (oppure dopo, quando si è già in tre) e mille altre cose che aiutano nella gestione del dolore e facilitano, grazie alle posizioni verticali e al movimento libero, il travaglio. La donna deve essere messa al centro dell’evento, è lei che “sceglie” come partorire perché SA come farlo… a noi ostetriche non resta altro che “vigilare” su tutto questo e al massimo consigliare qualcosa, interferendo il meno possibile. Ma non dobbiamo però scordarci del “dopo”. Ed infatti grande attenzione è data al rooming-in, all’allattamento al seno e al contatto pelle a pelle il prima possibile, ed il più a lungo possibile. Il neonato rimane sempre in stanza con la mamma; molte procedure (come alcuni esami di controllo e i test di routine) vengono effettuate direttamente in stanza, magari con il bimbo attaccato al seno. Il papà può stare praticamente tutto il giorno insieme alla sua nuova famiglia, senza grossi limiti nell’orario, e in caso di fratellini o sorelline sono tutti ben accetti. L’obiettivo è favorire il più possibile non solo la relazione madre-bambino, ma anche la relazione famigliare nella sua totalità. Ovviamente il tutto non può prescindere da un adeguato sostegno all’allattamento al seno: seguendo i dettami dell’Unicef si promuove lo skin-to-skin (o pelle a pelle) fin dalla nascita, per favorire il bonding materno e garantire un buon avvio dell’allattamento; si promuove un allattamento a richiesta, guidato dal neonato e si evitano integrazioni che possano interferire con l’allattamento preferendo, se necessario dare delle aggiunte, il latte umano donato piuttosto che il latte artificiale in formula. Si cerca in tutti i modi di aiutare le mamme in questo compito, non sempre facile; e noi ostetriche siamo sempre disponibili a risolvere dubbi e problemi anche dopo la dimissione!

-Io di lavoro, faccio le buste paga, che sicuramente è un impiego interessante con anche dei lati sommariamente entusiasmanti, ma certe volte, il pensiero va a voi, che di certo vivrete esperienze assai più intense delle mie: com’è quando vi preparate ad assistere ad un travaglio? Tu, in particolare: quando ti accorgi che sta per cominciare il “grande show”, come ti predisponi alla cosa?

Ma… in realtà non saprei… A parte il lavoro routinario del reparto, l’assistenza ad una nascita è fatta di tempi molto dilatati. C’è attesa… tanta attesa… finché in pochi istanti succede il tutto!! Potrei dire che noi ostetriche siamo sempre pronte ad assistere ad una nascita! Sicuramente poi, ogni volta, c’è una scarica adrenalinica non indifferente, che si fa sentire anche per parecchie ore dopo la fine del turno, spesso impedendoti di dormire per l’eccitazione.

-Di certo ne avrai viste di tutti i colori: ricordi un episodio divertente avvenuto in sala parto, che puoi condividere con noi? Naturalmente ne succedono di tutti i colori in sala parto!! Diciamo che di solito i più “divertenti” sono i papà… Però forse è meglio non raccontare nulla… Quello che accade in sala parto rimane in sala parto… segreto tra ostetrica e coppia!

-Ti dico solo che mio marito ha commentato la tua risposta precedente con un solenne “Grande Irina, ottima risposta”! Ma andiamo avanti..Cosa ne pensi del fatto che io vi abbia definite dei “direttori d’orchestra”? Ti piace come immagine?

È una bellissima immagine! Tutto quello che hai raccontato rispecchia in pieno il ruolo dell’ostetrica nel parto… Come dici tu l’ostetrica rende protagonista la donna, la mette al centro, aiutandola ad esprimersi al meglio delle sue capacità e potenzialità in un qualcosa che è perfettamente capace ed in grado di sostenere e superare con successo. Non dimentichiamoci infatti che in passato l’ostetrica era chiamata “levatrice”, e come diceva Socrate il suo compito era appunto quello di “tirare fuori” il meglio dalla donna.

-Il vostro lavoro spesso richiede molta pazienza, concentrazione, un impiego a volte totale delle proprie risorse: penso a notti intere ad assistere un travaglio che va per le lunghe, mamme che cercano di corrompervi a suon di mazzette perché accordiate un cesareo anche se non ce né alcun bisogno: dove trovi la forza e le energie per affrontare tutto questo, anche magari quando hai una giornata no?

Sì, come hai introdotto benissimo tu il nostro lavoro richiede moltissima pazienza, concentrazione e impegno totale. Spesso in un attimo ci troviamo catapultate dal” non fare nulla” al dover gestire un imprevisto nel più breve tempo possibile, per cui dobbiamo sempre stare all’erta, senza mai abbassare la guardia. A volte non è facile passare una notte intera con la stessa coppia, sorvegliando un travaglio che magari va a rilento. Però tutto viene ricompensato dai sorrisoni e dalle lacrime di gioia di tutta la famiglia dopo la nascita. A volte è difficile entrare in sintonia con la donna che si segue, altre volte invece si trovano coppie fantastiche e super simpatiche, con cui magari rimani in contatto pure dopo il parto, che ti fanno dimenticare tutto ed il tempo vola… Ecco, quando si hanno momenti no, l’unica cosa cui pensare sono i tanti bellissimi bimbi che hai visto nascere e le fantastiche mamme che hai accompagnato in questo viaggio che ancora ti ricordano, ti scrivono e ti rendono partecipe della loro nuova famiglia!

-Bellissime motivazioni, davvero. Irina,tu fai i corsi preparto e se posso permettermi di adularti un pochino, anche molto bene, dato che io stessa ho avuto il piacere di frequentarli proprio con te: torvi lampanti e importanti differenze fra le mamme prima del primo parto e dopo il parto?

Oh ma grazie!!!! Quanti complimenti… Allora, purtroppo io vedo le mamme durante gli incontri di preparazione alla nascita solo poche settimane prima del parto, perché per organizzazione interna della nostra ASL la maggior parte del percorso pre-parto viene svolta in consultorio, e quindi quando arrivano da me sono già molto preparate e informate su tutto! Diciamo che spesso una mamma alla prima esperienza, nonostante i mille corsi e le varie informazioni raccolte in gravidanza, non ha ben chiaro a cosa va incontro… e ne esce sempre sorpresa. Mai è come se lo aspetta. In genere comunque, se ha avuto la possibilità di partecipare attivamente e da protagonista al proprio parto, ne esce molto più forte e coraggiosa, pronta ad affrontare veramente le mille sfide della maternità. Ma la differenza più grande, però, io la vedo nei papà:molti di loro all’inizio sono poco interessati all’evento parto, quasi direi che lo guardano con indifferenza e vengono agli incontri perché “obbligati” dalle loro compagne! Ma dopo ne sono entusiasti… Scoprono davvero quanto forte è la mamma di loro figlio, la vedono con occhi nuovi, capace ormai di fare qualsiasi cosa!

-Per le mamme in attesa, come consiglieresti di porsi in prossimità dell’evento parto? Come gestire curiosità, ansia..paure?

Innanzitutto, è normale avere ansia e paura, perché si va verso qualcosa di ignoto, mai provato prima… Quindi, per prima cosa, necessaria è l’informazione. L’informazione è alla base di una partecipazione attiva e consapevole all’evento parto. Solo sapendo cosa succede e quali sono le varie possibilità tra cui posso scegliere posso davvero essere partecipe e al centro del mio parto. Informazione che però non deve essere cercata ovunque, perché si trova tutto ed il contrario di tutto. Quindi poco spazio ai racconti di parto di amiche, parenti e conoscenti (tanto ogni nascita è diversa ed il tutto viene vissuto e rielaborato in maniera mai del tutto fedele alla realtà) e cerchiamo invece corsi di preparazione alla nascita gestiti da ostetriche, letture e libri sul travaglio ed il parto, magari meno “commerciali” ma più veri, video di nascite veramente indisturbate, ma soprattutto cerchiamo persone competenti in materia che possano rispondere a tutte le domande ed i dubbi che naturalmente nascono in questo periodo. La persona e professionista migliore per rispondere a tutte le curiosità e dipanare i mille dubbi di questo periodo è sicuramente l’Ostetrica. Lei è una professionista competente e preparata in materia, che per natura è predisposta all’ascolto e meglio di tutti sa come aiutarti ad arrivare sicura e preparata all’evento parto. Quindi direi “cercate la vostra Ostetrica di fiducia”!

-E nel caso in cui nei primi giorni dopo il parto ci fosse qualche difficoltà ad allattare?

L’allattamento non sempre parte subito alla grande e può non sembrare quella cosa meravigliosa di cui tutte parlano…ma lo può diventare! Se si è alla prima esperienza è tutto nuovo, magari non viene così naturale attaccare il bimbo al seno e lui, dal canto suo, non collabora molto, rendendo tutto ancora più difficile. Però basta chiedere aiuto! Noi ostetriche in ospedale siamo lì anche per aiutare le neomamme a rendere l’allattamento facile. Ci sono mille trucchetti che vi possiamo svelare per calmare il bimbo e attaccarlo nel modo corretto. La dimissione avviene dopo almeno 48h dalla nascita, e comunque ci accertiamo che l’allattamento sia ben avviato. Purtroppo, la montata lattea in genere arriva quando si è già a casa, ma noi siamo sempre disponibili a risolvere i vari dubbi e problemi anche dopo la dimissione, attraverso una chiamata telefonica o se necessario con un incontro in reparto. La cosa più importante che posso consigliare è, anche in questo caso, di fare riferimento ad un’Ostetrica, che oltre a seguire l’allattamento può valutare mamma e neonato nei primi giorni e settimane di puerperio.

-A Borgosesia effettuate la raccolta del latte materno: ci spieghi perché è tanto importante?

Sì, da qualche anno è attiva a Vercelli la banca del latte umano donato e Borgosesia è uno dei centri di raccolta. Il latte umano è l’Alimento, con la A maiuscola, specifico del neonato. Ha proprietà indescrivibili e irripetibili chimicamente in laboratorio: fornisce tutti i nutrienti di cui hanno bisogno i neonati nei primi giorni e mesi di vita, oltre a contenere specifiche sostanze immunologiche e microbiotiche che proteggono il neonato dallo sviluppo di infezioni, allergie e malattie metaboliche. È facile quindi comprendere come sia migliore rispetto al latte artificiale. La banca del latte materno serve a raccogliere, appunto, il latte umano, donato da mamme generose, per poi poterlo offrire a quei neonati più bisognosi, che per qualsiasi motivo, non hanno il latte dello loro mamma, come i prematuri. La scienza dimostra che il latte umano (soprattutto quello donato da mamme che hanno avuto un parto prematuro e/o quello prodotto nelle prime settimane) migliora le possibilità di sopravvivenza e guarigione dei neonati ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale, le cui mamme spesso non hanno ancora il latte o non ne producono a sufficienza a causa proprio del parto avvenuto così presto, favorendone l’accrescimento e lo sviluppo cerebrale. Donare il latte è un semplice atto di generosità. Spesso ci sono mamme che ne producono troppo e lo buttano, quando invece per alcuni è fonte di vita. Non serve altro che qualche esame del sangue (spesso bastano quelli usati per il parto) e la volontà di venire da noi per raccoglierlo!!

Cara Irina, abbiamo quasi finito.

L’ultima domanda è difficilissima, perdonami.

Ma è il pezzo clou.

-Cosa si prova, a far nascere un bambino?

Beh, l’emozione che si prova è indescrivibile. Come dici benissimo tu l’Ostetricagioisce come la sua mamma: trattiene il fiato, sorride, esulta di gioia. Ogni volta.” E per me è davvero così. Ogni volta mi emoziono… Mi emoziona il momento in cui il neonato è quasi fuori, quasi sospeso tra due mondi, e poi mi emoziona la Nascita… La nascita di una nuova vita sì, ma anche e soprattutto di una nuova mamma, di un nuovo papà e di una nuova famiglia. Però è importante sottolineare che l’ostetrica non fa nascere i bambini… I bambini nascono da soli, grazie solo alla loro mamma. L’Ostetrica assiste alla nascita, vigila sull’evento, assicurando che il parto sia il più indisturbato e naturale possibile, garantendo la sicurezza di mamma e neonato… Ed esultando di gioia ogni volta!

Eccoci giunti alla fine dell’intervista: per me è stata una bellissima prima esperienza ed esattamente come desideravo fare con questo piccolo esperimento di condivisione, il racconto e la voce altrui mi hanno molto arricchita e coinvolta. Spero ciò sia successo anche a voi, cari lettori.

Ringrazio ancora una volta Irina, per le sue risposte chiare, competenti, utilissime, semplici e cristalline; per il suo tempo, che così gentilmente ha deciso di regalarci e per il suo impegno quotidiano al servizio di mamme, papà e i loro bambini!

E grazie a voi che avete letto, augurandomi che questa intervista vi abbia preso, illuminato, fatto sorridere e chissà…magari anche un pò entusiasmato!

Ciao,

a presto!