Storie di parodia quotidiana.
PERCHÉ QUEL TITOLO,Clara?
Anche SE NESSUNO mi ha posto questa domanda, autonomamente e di mia iniziativa spontanea
VOLEVO spiegarne brevemente il motivo, dichiarando senza troppi indugi, di essere sempre stata una simpatica macchietta, protagonista di situazioni paradossali e peraltro sommamente comiche. Inoltre, mi diletta molto scrivere.
Vorrei menzionare a scopo esemplificativo alcune buffe circostanze per rendere meglio l’idea riguardo a ciò cui mi riferisco.
Qualche anno fa, avevo fissato un incontro con il mio professore di diritto amministrativo, all’università, per richiedere solennemente l’assegnazione della tesi. Avevo miracolosamente finito tutti gli esami e finalmente scelto la materia che desideravo fosse oggetto, appunto, della mia tesi di laurea. Scelsi questa disciplina in particolare, in quanto,per superare l’esame connesso, avevo dovuto presentarmi qualcosa come cinque volte agli appelli, passandolo poi finalmente, con un sonoro VENTISETTE. BOM, per me ero una veterana, un’esperta del settore amministrativo. Avevo le qualifiche, la preparazione:ero pronta.
Quindi, entrai con una certa non chalance nello studio del docente, nel quale c’erano altri ragazzi e ragazze, in loco anch’essi per farsi assegnare il titolo.
“Bene, a turno indicatemi la votazione ottenuta in sede d’esame”,disse il professore, dopo averci salutati.
La prima ero io.
“VENTI – SETTE” scandii io guardando gli altri presenti come fossero stati delle scimmie ammaestrate neanche tanto bene.
Sguardi vacui in risposta.
Fu il turno della ragazza dopo di me. “TRENTA”, disse dondolando la perfetta coda di cavallo; quello dopo, con marcato accento tedesco : “trenta, PROFEZZORE”.
Lo sfumare della mia espressione compiaciuta e la perdita sempre maggiore di compostezza erano direttamente proporzionali all’aumentare dei trenta che risuonavano, come degli schiaffoni, in quella stanza. Esauriti i presenti, ero l’unico ventisette in mezzo a svariati trenta con lode, compreso, VORREI SOTTOLINEARE, il tedesco che si scusava di non parlare “tanto bene l’italiano”.
Non appena mi venne assegnato il titolo, decisi di smaterializzarmi AL VOLO tipo Harry Potter dalla stanza e, fatto su armi e bagagli, mi scaraventai verso l’uscita. Agguantai la maniglia e spalancai la porta. Dall’emozione, dall’imbarazzo e dalla fretta, un sandaletto si incastró sotto la porta, che tirai con decisione verso di me, facendo un pericoloso gioco di leve sulle cerniere dell’uscio, che mi parve distintamente,mezzo scardinarsi. Non mi fermai certo a controllare, evaporai invece alla velocità della luce.
In visita a Firenze, sono rotolata giú dalle scale degli Uffizi, travolgendo senza conseguenze, per fortuna, un malloppino di giapponesi carichi di supporti multimediali/cineprese/macchine fotografiche di ultima generazione che se per caso ne avessi danneggiata anche solo mezza, ci saremmo indebitati peggio della Grecia e dell’ Eritrea messe insieme.
Al nostro matrimonio pioveva, avevo il coprispalle tutto storto e le gomme di fuori. Levatevi sposine eteree e delicate, è arrivato il giorno del mood camionista, all’altare.
Sono prima protagonista e attrice ufficiale dell’opera drammatica che ogni tanto imbastisco a casa, senza grandi motivi scatenanti e che mio marito sa contenere benissimo, principalmente non dandomi più alcuna credibilità.
Il mio colore ufficiale è il bordeaux, neanche a dirlo, date le frequenti gaffe.
Pongo a Google domande aperte le cui risposte mi gettano spesso e volentieri in baratri di confusione e follia.
In generale, spacco, brucio, deflagro e faccio scadere un sacco di cose ogni giorno.
Amo lo shopping ma non ho propriamente buongusto. Ho preso coscienza di questa realtà da poco, è un sollievo dichiararlo senza vergogna.
Il mio stile può essere definito tragical-chic/aniMALlier/a casostyle/abbinamentidaemicraniafulminante. Ho dovuto darmi una calmata ad un certo punto con gli OVERSIZE jeans a vita alta perché ho davvero temuto che qualcuno chiamasse “ma come ti vesti” e che arrivasse Enzo Miccio a rimproverarmi mentre aspettavo il mio turno per acquistare le mutante al banchetto al mercato.
Anzi, colgo l’occasione per chiedere scusa anche a mia figlia, che talvolta andiamo in giro conciate, fra una e l’altra, peggio di Malgioglio.
Comunque niente, due cose per dire che desideravo avere uno spazio dove raccontare, a chi avrà il piacere di leggere, alcune quotidiane, del tutto normali,figure barbine🤗